
Questa è la mia piccola "nevera" (è
larga metri 3,5 per un'altezza di metri 5,5), che finalmente sono
riuscito a sistemare con l'aiuto dell'amico Riccardo e del mio
Haflinger, mezzo di trasporto senza uguali su
strade di montagna sterrate o fatte
di sassi e ripide come …scale.
(il
tetto di pietra locale "moltrasina") * |
(scala
di accesso e interno) |
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particolare
della gronda, costituita dalle "piode" del tetto. |
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*
Il "Calcare di Moltrasio" è la più
spessa formazione Giurassica; è composta da calcari marnosi grigio
scuri con stratificazione media, localmente con selci in noduli o in
straterelli irregolari, raggiunge i 3000 m di spessore con grosse
variazioni locali. Si estende per quasi tutta la Lombardia con
prevalenza per il settore centrale. È la formazione che ospita alcuni
dei maggiori fenomeni carsici della Regione.
(L'amico
Riccardo) |
(il
mio Haflinger) |
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L'avevano costruita i miei nonni materni all'inizio
del secolo quando non esistevano ancora i moderni frigoriferi, e per
conservare il latte, fare il burro ed il formaggio (vivevano di
pastorizia ed allevamento) e conservare i pochi alimenti di cui
disponevano, avevano bisogno di un luogo freddo anche nella stagione
estiva.
Era conciata abbastanza male, ed io mi ero
ripromesso di non lasciarla cadere, soprattutto per conservare una
testimonianza di vita di quei tempi. Purtroppo temo che non mi sarà
possibile poterla utilizzare per il suo scopo originario, in quanto a
causa delle mutate condizioni atmosferiche, le grandi e belle nevicate
nei nostri luoghi sono solo un ricordo.
(come
era prima dei lavori) |
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Dopo questa esperienza, insieme al Gruppo Alpini di
Moltrasio (di cui faccio parte), mi sono dato da fare per ristrutturare un'altra
"nevera" molto più grande e che era ridotta molto male, non molto
lontana dalla mia. Trattasi della vecchia "nevera" esistente in
località "Alpe grosso" meglio conosciuto come "Alpe di Moltrasio".
Dopo circa un anno di lavoro (al sabato) non solo siamo
riusciti a ripristinarla, ma in occasione di abbondanti nevicate, siamo anche
stati in grado di "caricarla" (1° febbraio 2004), come facevano i nostri antenati fino
agli anni 1940/1950
Vedi :
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Abituati ad usare
frigoriferi e congelatori, molti non hanno mai pensato ai modi
che i nostri antenati usavano per conservare i cibi deperibili, anche
se a quei tempi un po' per costume e un po' per necessità nelle
dispense vi era solo lo stretto necessario. Tuttavia quando i cibi si
producevano in grossa quantità vi erano tecniche per conservarlo nel
tempo. Certi prodotti venivano insaccati, seccati,
affumicati, o li si mettevano sotto sale o olio. Ma il modo più
abituale per conservare i cibi, era costituito dall'uso delle "nevere"
, veri e propri
"frigoriferi
ecologici"
Cosa
sono le "nevere" -
Capita spesso, a chi va nei boschi in cerca di
frutti o di funghi, di imbattersi, nelle vicinanze di baite o
cascinali, in strane costruzioni murarie cilindriche del diametro di
3/4 metri e con altezza fuori dalla terra di 2/3 metri, e nel cui
interno una scala a chiocciola di scalini di sasso addossata alla
parete scende per 5/6 metri. Questi piccoli e simpatici edifici nella
loro semplice e funzionale architettura rurale, sono le "nevere".
La "nevera" serviva per ottenere ghiaccio
e refrigerazione prima della diffusione dei frigoriferi industriali.
La "nevera", con la sua funzione, era complementare alla
baita, alla cascina, alle latterie sociali e negozi o case che
necessitavano del freddo per la conservazione di derrate alimentari,
ed in qualche zona, soprattutto in alta montagna, in assenza di
energia elettrica può capitare di vederne ancora qualcuna
funzionante. "Nevere" con grande capacitá erano diffuse
nella bassa padana dove la produzione di latte e derivati raggiungeva
livelli considerevoli. Erano chiamate anche "ghiacciaie" in
quanto molto spesso venivano "caricate" con ghiaccio che si
formava lungo i fiumi. La maggior parte delle "nevere" non
sono più in uso, perché troppo spesso sacrificate, specialmente nei
centri abitati, allo sviluppo edilizio, anche se qualche privato o
associazione culturale, volendo conservare una testimonianza di vita
dei tempi passati ne mantiene in efficienza ancora qualcuna.
Il principio funzionale era elementare, ed era
conosciuto fin dall'antichità. Infatti nelle rovine di Mari (città
della Mesopotamia rasa al suolo da re Hamurrabi nel 1757 a. C.) sono
state trovate delle tavolette cuneiformi che parlavano delle
costruzioni delle prime "nevere" soprattutto per tenere al
fresco il vino ed altre bevande.
Una citazione della "nevera" anche se sotto il
nome di "nevaio" la troviamo nel racconto della scomparsa
misteriosa avvenuta il 21 giugno 1375 di Guendalina Malatesta,
soprannominata Azzurrina nel Castello di Montebello.
http://enightmare.it/montebello
E più vicino a noi, Prospero Mandosi
(poeta e biografo romano 1650-1709) in una delle sue "Centurie
di enigmi" (la soluzione è :
la neve), recita :
"Volo qual bianca piuma e
vado in terra
a farmi strapazzar dalle brigate,
che mi pongon in prigion
poscia sotterra :
mi odiano d'inverno e mi
amano d'estate".
L'edificio veniva costruito interrato per almeno
2/3, con il tetto a spiovere a tronco di cilindro o a 2 spioventi
coperto dalle classiche piode. L'ingresso, corredato da una robusta ma
piccola porta in legno, veniva predisposto solitamente verso nord.
Attorno venivano piantati 3-4 alberi, quasi sempre faggi, che
raggiungendo dimensioni ragguardevoli in poco tempo, con le loro
fronde avevano lo scopo di offrire fresco e riparo dalla calura estiva
contenendo, per quanto possibile, lo scambio termico della "nevera"
con l'atmosfera esterna. Dopo un abbondante nevicata si provvedeva a
"caricare la nevera" con neve che non doveva essere secca;
se necessario la si bagnava e la si pestava avendo l'avvertenza di
alternare a strati di neve un piccolo strato di 6-8 cm di foglie
secche o di pula di riso. Da ultimo si copriva abbondantemente con
pula o con foglie secche di faggio su cui venivano poste delle assi
sulle quali potevano essere deposti i prodotti da conservare che
erano, per lo più, latte e derivati nonché qualche bestia macellata,
o parte della stessa, quando capitava. La funzione della pula e delle
foglie era di coibentare e di isolamento termico. Man mano che il
livello della neve si abbassava, nella calda stagione, si provvedeva a
riempire di pula anche gli interstizi che si formavano lungo le pareti
interne della "nevera" a causa del lento e progressivo
scioglimento della neve che di solito si conservava fino all'inverno
successivo. L'accesso alla "nevera" veniva limitato al
minimo indispensabile e quando c'era necessità di entrarvi, ci si
affrettava a chiudere la porta.-
Siti con notizie sulle "nevere"
http://www.mevm.ch/PAGES/05_07.html
http://www.montegeneroso.ch/nature/h-italiano/nat4_it.htm
http://www.sevac.ch/pages/sm_quarta02/nevere/nevere.htm
http://www.geocities.com/Athens/Acropolis/8023/nevera.htm
http://www.mevm.ch/PAGES/17_02.html
http://www.montegeneroso.ch/walk/h_italiano/walk4_it.htm
raccolta
della neve per "caricamento" nevera (foto
di repertorio) |
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La mia "nevera" si trova in località
"Giseno" (650 msl)
Indicazione della localita' |
(cartina del
luogo)
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Prato della proprieta' di Giseno, a strapiombo sopra
una delle antiche ...

...cave di sasso

Nel *
(Lago di Como)
Piazza
Minoletti (*) |
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La chiesa di S.
Marta (*) |
la "trumba
del Secrista" (*) |
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Via Regina (*) |
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L'imbarcadero (*)
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(*)
Foto di Angelo Bellia (Photostudio - Carate Urio)
* Toponomastica
di Carate (nel 1930 fu unito con il
comune di Urio)
Diverse località recano il nome di Carate. Una
giace tra Vercana e Domaso; altra, a nord-ovest dell'Isola Comacina ;
indi Carate nostro ; e finalmente la grossa borgata tra Monza e Lecco.
- All'autore della Monografia Vallardi su Carate
Lario piace pensare che la nobile famiglia milanese Cairati,
stabilita assai più tardi ad Udine, ove fu ascritta tra le nobili
case, abbia dato nome a Carate Lario, come lo diede, egli dice, a
Carate Brianza. E in conferma cita una lettera del secolo XIV,
nella quale si parla di una Margherita Cairati, amica di Ambrogio
di Ronco da Carate in Pieve di Nesso, deducendo quindi che essa
famiglia Cairati potesse avere avuto possessi e giurisdizione e
amicizie a Carate Lario. Però l'ardita ipotesi non viene punto
convalidata dai documenti che seguono.
- Con desinenza di "ate" , altre terre
esistono: Uggiate, Olgiate, Ponzate, Brunate….., e Giovanni
Flechia (Di alcune forme di nomi locali dell'Italia Superiore:
Torino, Stamperia Reale , 1871) osserva che tali nomi compongono
una caratteristica riservata alla Lombardia. Maurizio Monti
(Storia antica di Como:1860. Pag.62) parlando della etimologia di
Carate, dice che Car in caledonio, lingua celtica, significa
pietra, e che S. Agostino usò la voce "cararia" per
indicare cave di pietre. Cesare Cantù aggiunse che la desinenza
in "ate", procedente dal cimrico "aite",
indica luogo o contrada (Milano e il suo territorio :I, 79.Grande
illustrazione, I, 20) Car-ate dunque significherebbe celticamente
"luogo della pietra". Alla quale definizione non pare
contraddica il professore Salvioni dell'accademia
Scientifico-Letteraria di Milano.
- Altri invece amano vedere in Carate una voce
latina procedente da "carus", dell'epoca della
decadenza, quasi terra accarezzata e baciata dal sole.
.
(da "Regestro per documenti di Carate
Lario" - 1914 - di Pietro Buzzetti scrittore, storico e parroco
di Carate dal 1899 al 1928)
"Giseno" è composta da tre piccole
cascine poco lontano dalle molteplici altre poste più a monte (800
msl), che furono costruite lì in quanto il terreno circostante, poco
più di 30.000 mtq per i tre insediamenti, è meno ripido e più
vicino all'abitato. A quei tempi infatti la maggior parte dei miei
vecchi compaesani, in mancanza di altre risorse, erano costretti a
vivere di allevamento e pastorizia malgrado il terreno non fosse
adatto a questa attività.
Una piccola parte invece lavorava nelle diverse cave
di pietra "moltrasina" esistenti nel luogo di cui l'ultima,
ancora visibile, ha cessato l'attività da pochi anni.
(cava
di pietra "moltrasina") |
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Una piccola parte invece lavorava nell'unica attività
di un certo rilievo esistente in paese, e cioè i Cantieri Taroni che
hanno iniziato la loro attività nel 1790, e che sono stati molto
rinomati e famosi oltre che per la costruzione di imbarcazioni anche
per la costruzione dei Mas durante la prima guerra mondiale.
Cronaca
Varie : Tragedia in fondo al lago
Solo
pochi erano dediti ad altre attività (artigianato e commercio)
(visita
del Principe Amedeo di Savoia ai cantieri Taroni) |
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(prove
e collaudo di Mas presso i Cantieri Taroni) |
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Molti poi si arrangiavano anche con una seconda
attività abbastanza redditizia, il contrabbando verso (seta riso) e
dalla (soprattutto tabacco) Svizzera.
Abitanti di Carate Urio dal 1861
al 2001
1861 |
1871 |
1881 |
1901 |
1911 |
1921 |
1931 |
1936 |
1951 |
1961 |
1971 |
1981 |
1991 |
2001 |
965 |
1071 |
1146 |
1271 |
1287 |
1198 |
1184 |
1103 |
1243 |
1303 |
1299 |
1248 |
1259 |
1209 |
|